Al Lej da Staz per ballare con la realtà

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Ci son giorni in cui più di altri mi piace giocare con la quotidianità, come quelli dove il calendario riporta festività legate a rituali (ne esistono forse senza?), siano essi cristiani, pagani, sociali, naturali o magici poco importa, che conta è la possibilità che si concede loro di manifestarsi attraverso la meraviglia.

E così, in un mattino di Candelora in cui si celebra il ritorno alla luce, si scaccia l’inverno al risveglio delle marmotte e per di più in data palindroma come non succedeva da più di mille anni, mi son recata al Lej da Staz munita di tentativi e presenza.

Che poi i rituali lo ammetto me li invento; prendo un po’ di suggestioni da qui, pesco là, ci aggiungo un po’ di quel senso ma non troppo, abbondo di spazi vuoti affinché ci si possa passare attraverso (e non solo con i pensieri) e alla fine niente, a stare lì così qualche cosa primo o poi arriva; arriva sempre.

Son di quei momenti che all’inizio ti dici caspita che coincidenza ma solo perché ti hanno insegnato che non poteva essere altro che quello, ma per fortuna ti basta guardare negli occhi chi ti sta conducendo e insomma, adesso quella cosa lì la chiamo danza poi fate voi, nel frattempo io continuo a ballare con la realtà.