Qualche giorno fa, nell’ambito del progetto artistico chiamato Vocabolario Collettivo della Realtà, ho chiesto alle persone: “Cos’è per te la dignità?”. E se normalmente ricevo una cinquantina di risposte in una decina di giorni, stavolta ne sono arrivate 124 in 4 giorni.
Una pioggia di voci. Un coro di dignità.
Non so se è stata la parola, il momento, o il modo in cui il post è stato accolto. Ma è come se quella parola avesse iniziato a vibrare più delle altre. E non tanto la parola in sé, ma il significato di quella parola nelle persone.
Come molti sanno, da tempo sto portando avanti un progetto che si chiama Vocabolario Collettivo della Realtà (VCDR). Si tratta di una raccolta partecipata di definizioni, nate non da un sapere esperto ma dall’esperienza vissuta. In pratica chiedo alle persone cosa significhi per loro una parola, e con le risposte ricevute cerco di costruire una definizione collettiva che sia corale. Che non sia né oggettiva né definitiva, ma soprattutto collettiva.
Ho pensato che la risposta così numerosa alla parola dignità sia dovuta alla sua presenza, al suo essere in molti luoghi. La possiamo infatti trovare nei rapporti personali, nel lavoro, nel corpo, nella famiglia, nella salute, nella fragilità, nella morte, nei gesti quotidiani e nelle ingiustizie.
La varietà delle visioni che ricevo, per me, è una parte fra le più interessanti. Sempre, ogni volta, ci sono testimonianze anche in completa contrapposizione fra loro. Eppure sono tutte sincere, frutto di esperienze vissute e di significati incarnati. Come per esempio:
“La dignità è non chiedere aiuto" oppure “La dignità è saper chiedere aiuto.”
“Dignità è restare in silenzio" oppure “Dignità è alzare la voce.”
Il senso del progetto, ci tengo a ricordarlo, non è trovare una verità unica. La definizione collettiva che verrà inserita nel VCDR non sarà una media del tutto, la risposta che si trova a metà fra gli opposti, ma sarà la somma di quanto ricevuto. Sarà insomma una sorta di tessitura di significati che si intrecciano, che a volte provengono e a volte si dirigono in direzioni opposte ma assieme, tutte, creano qualche cosa di nuovo, di solido e di unico, vibrante e vivo.
Tra le 124 risposte ricevute, devo dire che solo l'1,6% è stato lasciato da parte perché apertamente provocatorio o offensivo. Tutto il resto è stato un contributo reale, anche quando frammentario, vago o pieno di domande.
Nei prossimi giorni inizierò a lavorare alla creazione della definizione collettiva di dignità, unendo quanto ricevuto in una forma che possa infine contenerle tutte.
Questo per dire che se senti di voler aggiungere anche la tua voce e contribuire a rendere un po’ più di tutti (e quindi anche di te) la parola dignità, sei ancora in tempo. È sufficiente scrivere nei commenti o mandarmi una mail con scritto cosa sia per te la dignità*.
Grazie a chi ha già partecipato, e grazie a chi lo farà.
Lieti momenti
Giada
*: Le frasi condivise potranno essere pubblicate, con nome o nickname, sui miei canali, sul sito del progetto o, in alcuni casi, trasformate in poster d’artista. Se preferisci restare anonimə o non essere citatə, ti basta indicarlo nel messaggio. Potrai modificare o ritirare il tuo contributo in qualsiasi momento. Ogni parola sarà trattata con cura e rispetto.