Inizia una nuova fase: l’arte della nominazione del reale
Per mesi ho camminato tra le soglie. Soglie interiori, soglie nei paesaggi, nei luoghi e nei corpi. Le ho ascoltate, attraversate, abitate.
Sono state per me spazi liminari, intensi e fecondi: non luoghi da cui fuggire, ma punti da cui guardare con più attenzione il reale. In quei momenti, qualcosa cambiava: la percezione si affinava, emergevano presenze, intuizioni, gesti quasi impercettibili. E con ogni soglia, arrivava una parola.
Una parola che chiedeva di essere detta. Non per spiegare, ma per riconoscere. Per trattenere ciò che altrimenti sarebbe svanito.
Questa pratica, sottile e potente ho deciso di chiamarla, semplicemente, nominare il reale.
Nominare il reale non significa descrivere ciò che vediamo. Significa entrare in relazione con ciò che ci attraversa e offrirgli dimora in una parola. È un gesto poetico e percettivo, che nasce dall’ascolto e dalla presenza. È come rispondere a qualcosa che ti ha toccato, anche solo per un istante.
Una pigna che cade al momento giusto. Un colpo di vento rivelatore. Un frammento di silenzio che ha sciolto un mistero.
Nominare il reale è un po’ come dire: “Ti ho visto, stai con me”.
Devo dire questa forma di attenzione profonda e condivisa attraversa già da tempo ogni parte del mio lavoro, ma non ero ancora riuscita a dargli un nome. La ritrovo infatti:
• Nel Vocabolario Collettivo della Realtà, dove raccolgo parole donate da persone che raccontano ciò che le attraversa.
• Nei Dipinti Collettivi, dove queste parole diventano immagini, colori e legami visibili.
• Nelle Passeggiate di soglia, dove camminiamo insieme per cogliere gli istanti che meritano di essere salvati.
• Nella scrittura – cartacea e digitale – che raccoglie, intreccia, custodisce.
• E in luoghi come Chesa Altrova, dove la parola diventa spazio abitabile.
Da oggi vorrei quindi iniziare una nuova fase. Una fase in cui la soglia si apre in voce. In cui ogni parola che nasce da un gesto, da un incontro, da un istante vissuto può diventare traccia condivisibile.
È un invito a vivere con più presenza, più delicatezza, più consapevolezza.
Nei prossimi giorni racconterò l’arte della nominazione in tutte le sue forme: esperienziali, poetiche, relazionali. Sarà un viaggio tra parole-mondo, atti minimi e possibilità di restituire senso al nostro stare nel mondo.
Se ti risuona, resta. Potrebbe essere anche la tua voce, questa.
Lieti momenti
Giada