Ludovico Einaudi al Lej da Staz: ognuno uno

Esperienza di bellezza - Prendi un pianoforte, un violino e un violoncello, aggiungici come sfondo le montagne, appoggia il tutto su un lago, cospargi l’attorno di pinete, irrora di luce al tramonto, versaci in mezzo un sacco di persone ed ecco: la bellezza è servita.

Se poi questo impasto lo si dà in mano a chi la bellezza non solo la sa creare ma sa anche dove andare a scovarla e alimentare be’, diventa qualche cosa di assoluto. Ieri nell’ambito del Festival da Jazz si è tenuto al Lej da Staz un concerto di Ludovico Einaudi. Ha suonato due ore consecutive, il tempo necessario affinché potesse accadere ciò che è stato, e per ciò che è stato intendo la gente: le persone; noi. 

Ognuno seduto accanto al proprio mondo, assorto anch’esso nell’ascolto.
Ognuno consapevole del silenzio che ha iniziato a regnare, non solo attorno.
Ognuno gentile nella presenza, e grato nel ricevere.
Ognuno inserito in un rigo musicale ampio, come la somma dei respiri consumati.
Ognuno sospeso su un momento che stava nascendo, dalla fine del giorno.
Ognuno responsabile di tramutare ciò che stava aleggiando nell’atmosfera, in eternità.
Ognuno parte di uno spazio reale, dove gli elementi hanno invaso le distanze.
Ognuno padrone della direzione intrapresa, sospinto da un nobile vento.
Ognuno cosciente di partecipare attraverso la presenza, a un atto di estrema bellezza.
Divenendo tale. 
Bello.
Ognuno.
In ciascuno.
Uno.