Di Patti Smith e l'Hahnensee

Questa mattina volevo scrivere del libro appena terminato di Patti Smith, Just Kids, ma dovevo ancora portare fuori il cane. Così ho pensato di andare al concorso ippico a vedere cavalli, eleganza, potenza e sangue e tornare subito a casa, ma alla fine al concorso non ci sono mai arrivata, malgrado Horses sia stato il suo primo album. Tutto perché ho deciso di andare in su anche se decidere è già troppo, direi piuttosto che è accaduto; ho cambiato strada, mollato il cane e via, a seguire la nebbia immersa nell’odore di pioggia. 

Il ritmo era quello al limite dell’apnea, il mio modo per creare materiale da buttare nella fornace, perché quando si apre la bocca del fuoco si possono fare solo due cose: nutrire o chiudere, e così ho nutrito. Solitamente lo faccio accettando pensieri, riducendoli in frammenti pronti ad alimentare quella cosa lì che poi almeno per fortuna un po’ si attenua. Un po’; a volte. 

E mentre camminavo mi capitava di cogliere nuove immagini da smembrare e utilizzare: osservare per cogliere, nutrire per assecondare. Non occorre fare altro, è un meccanismo che va avanti da sé, se lo si ammette. E insomma, con questo volevo dire che non era Coney Island ma l’Hahnensee, non indossavo un impermeabile verde Kelly di seta gommata ma una giacca Mammut, non era New York degli anni ’70-’80 ma l’Engadina di oggi, ma il senso di quel bruciare credo di averlo compreso: occorre vivere per viverlo, camminando, soli, nell'incertezza della meta, avendo fede nel percorso... tutto lì... è l'arte.

P.S.1: che poi mi sa che alla fine la recensione un pochino l'ho fatta...

P.S.2: il video è stato girato all'Hahnensee in Engadina, il testo è Just Kids di Patti Smith, la voce la mia, il cane Artù.