Quando il rapporto con la scrittura diventa aureo

Oggi è uno di quei giorni che mi guardo in giro, sento la necessità di scrivere ma non so cosa. Mi pongo davanti al PC ma nulla, eppure le mani brulicano. Esco, vado a camminare con il cane ma in testa solo pianificazioni e idee e promemoria e mille varianti al quotidiano: il solito insomma. Mi ripongo davanti al PC: disegno. Esco di nuovo e vado in un locale pubblico affollato ad osservare ma stavolta non appare alcuna bolla temporale; non scatta la magia. Torno e mi rimetto davanti al PC: aggiorno cellulare, backup, sistema operativo e libero 10 GB cancellando più di 4000 fotografie selezionandole una per una, ma di scrivere non se ne parla. Decido quindi di giocarmi l’ultima carta: preparo pastina in brodo et voilà, eccomi qui: laddove nulla riesce pastina vince. Alé. Sto scrivendo comunque di ciò che non so, che consiste ancora nel sentirne il bisogno senza trovare le parole idonee anche se sì, dai, il senso è poi sempre quello: corrisponde a 1,618: il rapporto aureo: la proporzione divina. Detto altrimenti se prendo il segmento “a” della mia vita e lo divido per “b” il presente, il risultato dovrebbe dare 1,618(…); il rapporto su cui si basano un sacco di elementi in natura, nell’universo, nell’arte, nella storia e nel mondo. In pratica quando sento il bisogno di scrivere ma non trovo le parole dovrei semplicemente riportare unovirgolaseicentodiciotto, il risultato derivato dalla coerenza dell’accadere fratto l’armonia dell’essere che insomma, corrisponde poi a un punto. Che è il mio. Che sono io. Dove sono ora.