Cercare uno sguardo uguale alla mostra di Picasso

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Quello che non so, è cosa mi porterò stavolta a casa da Picasso, attualmente in esposizione al LAC di Lugano fino al 17 giugno 2018. L’hanno intitolata “Uno sguardo differente”, come se di un artista del suo calibro si possa avere una visione precisa anche se ed essere esposti non sono i suoi lavori più celebri. Decido quindi di trasformare la visita al museo in un mio personale gioco di similitudini ed entro nelle sale alla ricerca invece di cosa sia “uno sguardo uguale”.

Trovo bozzetti, opere su carta eseguite in acquerello, collage, pastello, gessetto, carboncino e inchiostro. Variano le dimensioni, i supporti, le annate e i soggetti, come nelle sculture presenti molteplici sono le tecniche, i materiali utilizzati, lo sviluppo nella bi-tri dimensionalità e la sperimentazione plastica. In sostanza: nulla che si assomigli nemmeno lontanamente, ma non demordo.

Attraverso le sale cambiando più volte tragitto, ripercorro persino i miei passi nella speranza di ritrovare uguale almeno nelle impressioni ciò che ho appena visionato, eppure niente da fare: ogni volta colgo un elemento nuovo, foss’anche colpa o merito della presenza umana in quel momento posta accanto a me.

Prima però di darmi per vinta decido di spostarmi nell’unico punto in comune a tutte le opere: il centro dell’esposizione, e provo a cercarlo da lì cosa sia “uno sguardo uguale”.

Mi volto a destra e a sinistra, faccio la giravolta, la faccio un’altra volta, guardo in su, guardo in giù e, prima di dare un bacio a chi vuoi tu, finalmente lo trovo.

I lavori di Picasso non possono avere nulla di simile nemmeno a se stessi in quanto si tratta di suggerimenti, di spunti attraverso cui l’osservatore può costruire una sua intima immagine mentale, ed è questa la vera opera d’arte.

Insomma, quello che non so e che continuo a non sapere, è perché chiamare differente qualche cosa che per sua stessa natura, come la straordinarietà di un artista come quello proposto, non può e potrà mai essere identica a se stessa ma, visto che il gioco l’ho completato, vi svelo la mia personalissima interpretazione.

Un qualche cosa di simile, di uguale nel confronto, effettivamente l’ho trovato, e non andava tanto ricercato nell’eredità artistica di Picasso, ma era messo lì in bella vista afferrabile da chiunque: si è trattato delle persone presenti, viste come dovrebbero apparire agli occhi di tutti se semplicemente osservate: diventano un suggerimento attraverso cui ognuno può in seguito costruirsi la propria immagine dell’umanità intera, dal cui rapportarsi è persino possibile trovare un centro e forse, addirittura, il proprio, di centro.

(La presente recensione è andata in onda su Radio 3 Network martedì 17 aprile 2018 nell'ambito della trasmissione Faigirarelacultura, nella rubrica Quello che non so)